La vita in uno zaino
Hai mai visto il film Tra le nuvole (Up in the Air, 2009) di Jason Reitman? George Clooney è Ryan Bingham, un infallibile tagliatore di teste esperto nel licenziare i lavoratori per conto delle aziende. Sempre in viaggio da un angolo all’altro degli Stati Uniti, Ryan è riuscito a organizzare la propria vita riducendola all’osso e limita le cose utili a quelle che riescono a riempire solo uno zainetto. In questa attività basata sul concetto di fare ordine, Ryan è un asso, tanto che, con successo, tiene anche delle conferenze sull’argomento.
In realtà, il personaggio interpretato da Clooney è un uomo solo, privo di radici, e il suo stile di vita essenziale, al limite dell’impersonalità, è solo una rappresentazione del suo stato d’animo e dell’incapacità di creare legami duraturi.
Le cose superflue di cui non si riesce a fare a meno
Però, a rifletterci bene, Ryan non ha proprio tutti i torti.
Hai mai pensato a quante cose superflue circolano per casa, nell’abitacolo dell’auto, sulla tua scrivania o nella borsa che porti con te?
Di solito, te ne accorgi quando devi partire e devi riuscire a far stare in un trolley quello che ti serve per un viaggio di lavoro o di piacere.
Per esempio, ora che le Feste natalizie sono definitivamente archiviate, puoi fare la conta precisa dei regali che hai ricevuto. Sono tutti indispensabili?
Dì la verità: fra di loro, ce ne sono alcuni di cui potresti benissimo fare a meno. Però, non riesci comunque a liberartene, anche se si tratta di un maglione di due taglie più grande o di un bagnoschiuma dall’odore insopportabile.
Minimalismo responsabile
Nella società contemporanea globale, l’idea di possedere poche cose è frequentemente associata alla povertà. Più o meno consciamente, tendiamo ad accumulare oggetti. Spesso, ci dimentichiamo della loro esistenza. Comprare non corrisponde solo al gusto di fare shopping, ma è anche un modo per allontanare il pensiero di possedere troppo poco.
Perfino in Giappone, dove l’essenzialità e il rigore sono alla base della filosofia zen, non mancano esempi di accumulatori insospettabili. Con il termine tsundoku, per esempio, i giapponesi indicano la tendenza a comprare libri e ad accumularli in casa senza leggerli. Pare che almeno la metà degli infortuni in caso di terremoti in Giappone sia provocato dalla caduta di oggetti presenti nelle case. Anche per motivi di tipo pratico, negli ultimi tempi, nel Paese si sta diffondendo una sorta di minimalismo responsabile.
Fare spazio fisico e mentale
Vivere con poco non significa essere indigenti. Talvolta, sopraggiunge il timore di gettare o dare via qualcosa, come un documento, un capo di abbigliamento o il pezzo di ricambio di un elettrodomestico, di cui si avrà sicuramente bisogno in futuro. Ecco, allora, che l’armadio o la dispensa si riempiono di fogli, scatole e oggetti fra i più disparati.
Liberarsi di un oggetto in più e fare ordine non corrisponde necessariamente all’atto di buttare via un ricordo o un bene economico ritenuto indispensabile.
In molti casi, significa fare spazio, fisico e mentale, in maniera razionale.
Decluttering, non solo in casa o in ufficio
Senza lasciarsi sopraffare dall’ansia del riordino, fare ordine nella propria vita e liberarsi degli eccessi, non solo materiali, è un ottimo esercizio di mindfulness che permette di affrontare con la mente sgombra e ripulita le sfide di ogni giorno. Il detox mentale consente di inquadrare meglio i propri obiettivi e di raggiungerli in minor tempo.
Il decluttering non è un’attività che si limita al solo riordino di cassetti e armadi, specialità in cui, per esempio, eccelle Marie Kondo, protagonista di una nuova serie tv Netflix e autrice del best seller di autoaiuto Il magico potere del riordino (ed. Vallardi, 2011). Marie è una tidying consultant, cioè una consulente del riordino, che ha elaborato il metodo KonMari, in base a cui è possibile dividere le cose presenti in una casa in specifiche macrocategorie.
Il suo motto è “diffondere gioia nel mondo attraverso il riordino”. La Kondo, per esempio, ricorda che, in seguito a un impegnativo trasloco, la sua famiglia ha scelto di limitarsi a portare con sé solo quelle cose che erano legate a momenti gioiosi.
Less Is More
Il criterio usato dai Kondo per fare ordine è opinabile, ma è interessante perché sottende una scelta logica (seppur legata a sentimenti ed emozioni).
Prova a valutare quante delle cose che affollano la tua scrivania o che ti circondano nella stanza in cui trascorri più tempo, a casa o al lavoro, sono davvero necessarie alla tua attività o al tuo relax e quali ti impediscono materialmente di svolgere una mansione, di sentirti a tuo agio in una camera o di godere agevolmente di uno spazio.
L’architetto e designer tedesco Ludwig Mies Van Der Rohe, fra i maestri del Movimento Moderno, ha coniato il celebre motto Less Is More (letteralmente, Meno è Più). In termini materiali, la sottrazione aiuta a migliorare la fruizione di uno spazio e a esaltarne i dettagli. Dal punto di vista psicologico, liberarsi degli impacci sgombra la mente e focalizza l’attenzione su ciò che è davvero essenziale, migliorando la sensazione generale di benessere.
Se non vuoi buttare ma ritieni sia arrivato il momento di fare ordine, metti i tuoi oggetti in surplus in conto vendita in un mercatino dell’usato. Oppure, regalali.
È molto probabile che ciò che non ti serve possa rinascere a nuova vita grazie a un appassionato di bricolage, oppure sia in grado di aiutare qualcuno che ne ha davvero bisogno.